Suburbia


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E’ come il rock, dove un pezzo tristissimo può risuonare spensierato, romantico o addirittura festoso. O come il punk, fratello minore che al nero della rabbia mescola i toni più soffici dell’amore e della nostalgia.


E’ come il Titanic, la nave più grande e famosa del mondo, l’inaffondabile resa immortale dalla sua stessa catastrofe. O come il Carpathia, quella che invece non conosce nessuno, capace di salvare 712 persone quasi senza lasciare traccia.


Ed è come la realtà, dove le storie sono corde di chitarra: pizzicale con grazia e produrrai un suono piacevole, ma dall’armonia alla dissonanza il passo sarà brevissimo.

Tutto dipende da come le tocchi, le storie. Perché Suburbia è tutto e il suo contrario: dalla politica ai social media, dalla denuncia sociale alla violenza e al bullismo, dal sesso a Donald Trump, ogni cosa ha il suo contraltare, e il ‘romanzo di formazione’ intessuto dall’autore volge senza pudori al giallo, al rosso e perfino al nero, sfumando in una altalena in controluce che non risparmia niente e nessuno. Attraverso la lettura cruda e spietata di un mondo dove gli interpreti sono al contempo vittime e carnefici, il nuovo romanzo di Paolo Di Toro Mammarella alza il sipario sul palcoscenico torbido e scintillante di Broadway, spostandosi da New York alla provincia italiana, afflitta da una eterna stagnazione.

Planando su un oceano che lega mondi agli antipodi, il protagonista Ivan Castelli scivola come un cristallo, rifrangendo i toni in chiaroscuro della più grande città del mondo. Ivan, trentenne dal passato complicato e un sogno americano che pare non conoscere ostacoli, riscrive i confini per inseguire i suoi sogni. Ma proprio come le belle canzoni, dove i colori dell’amore e della nostalgia si mescolano naturalmente al nero più cupo, anche qui c’è un conto da saldare. Perché ogni Titanic ha il suo Carpathia, un fratello più povero che vive nell’ombra e che continua a navigare per anni, anche quando si sono spente le luci dei riflettori.